Mercato dell’energia ancora poco affidabile

Dopo molti anni dall’avvio del libero mercato, le famiglie che hanno scelto di uscire dal mercato tutelato dell’energia elettrica e gas, in gran parte si sono ritrovate a pagare l’energia più cara. Infatti la grande maggioranza delle utenze che si sono spostate dal mercato tutelato a quello libero, pagano una bolletta più salata, e quelle che sono riuscite a fare contratti vantaggiosi hanno spuntato risparmi di solo qualche decina di euro all’anno. Quindi possiamo salutare positivamente la decisione del Governo di spostare al 31 dicembre 2021 la fine del mercato tutelato, le cui tariffe sono stabilite dal Garante per l’energia ARERA. Perciò, fino almeno a tale data, non c’è l’obbligo per i consumatori di fare un contratto con gli operatori che vendono energia sul mercato libero.

L’inadeguatezza del mercato dell’energia in Italia, in rapporto ai cittadini consumatori, emerge chiaramente anche dal recentissimo studio effettuato dal IRCAF (Istituto Ricerca Consumo, Ambiente, Formazione).

Ad esempio nel settore elettrico, per le utenze di Milano (la situazione non cambia molto per il resto d’Italia), solo 1/3 (167) delle 504 società di vendita pubblicano le proprie offerte sul portale dell’ARERA, nonostante sia previsto l’obbligo, per tutte le aziende operanti nel mercato libero dell’energia, di caricare tali offerte sul portale. Ma il dato ancora più significativo è che delle 1108 offerte per l’elettrico – nei  diversi segmenti e tipologie del domestico – solo 57 (pari al 5,14%) sono economicamente più vantaggiose rispetto alle tariffe del servizio di “maggior tutela “, mentre tutte le altre (1051) sono più onerose.

Sul versante gas le cose non migliorano molto, sempre per le utenze domestiche residenti a Milano, a fronte di 580 società autorizzate a vendere, anche qui, solo il 30% dei venditori hanno pubblicato le proprie offerte sul portale pubblico di ARERA, non consentendo ai consumatori di poter comparare compiutamente le diverse offerte. In tale contesto si registrano per consumi di 1400 mc annui, 597 offerte complessive. Pure in questo caso le migliori offerte del mercato libero rispetto al mercato “di maggior tutela” sono contenute al 11,39% pari a 68 offerte, quindi le restanti 512 offerte sono più onerose.

Se si analizza il risparmio o la maggiore spesa annua della bolletta elettrica, prendendo sempre il profilo tipo di una utenza domestica residente a Milano per un consumo di 2700 Kwh annuali, il risparmio massimo registrato per i primi 10 operatori del mercato nazionale è di 30 euro annui. Viceversa le spese maggiori rispetto al mercato tutelato sono di 87 euro annui.

Per le offerte GAS, sempre dei primi dieci operatori, su un profilo di consumo di 1400 mc annui per uso domestico, si registra un risparmio massimo annuo di 48 euro rispetto al mercato di maggior tutela. Le offerte più care invece sono di ben 132 euro annui in più.

Tenuto conto che le offerte più vantaggiose, per la stragrande maggioranza dei casi, si possono trovare solo sul web e considerato che secondo il rapporto di Arera del 2018 sul mercato retail (domestico e piccole imprese), solo il 3,4% dei clienti elettrici e il 2,6% dei clienti gas utilizzano il web per un nuovo contratto, si può osservare che ancora solo una piccola minoranza dei consumatori ha l’opportunità o la volontà di operare via internet per concludere un contratto vantaggioso nel settore dell’energia.

Si deve considerare, inoltre, che un aspetto ancora poco chiaro non sono le offerte iniziali ma i prezzi che vengono applicati alla conclusione del primo contatto, mediamente dopo due anni, infatti il rinnovo contrattuale per il consumatore è praticamente quasi sempre peggiorativo rispetto al contratto iniziale.

Insomma nell’attuale situazione è meglio rimanere ancora nel mercato tutelato e consigliare agli utenti che hanno scelto il mercato libero di operare con dinamismo sul web per concludere buoni contratti. 

I consumatori potrebbero ottenere concreti vantaggi come utenti del mercato libero nel settore energia, se si attuassero almeno le seguenti azioni:

  • Consentire la conclusione dei contratti soltanto negli uffici commerciali degli operatori e via web, escludendo il telemarketing o le vendite porta a porta.

  • Disporre di comparatori universali (di tutti gli operatori) con offerte, semplificate e possibilmente riferite al costo al Kwh per l’energia elettrica e al Mq per il gas.

  • Obbligare la separazione contabile in bolletta degli eventuali sevizi aggiuntivi.

  • Prevedere, anche dopo l’eventuale fine del “mercato tutelato”, un prezzo di riferimento “amministrato” desunto magari da sistemi di aste pubbliche.

  • Prevedere al temine di ogni periodo contrattuale, in caso di proposte insoddisfacenti per il consumatore, sistemi automatici o semplificati per il ritorno alle condizioni contrattuali precedenti: maggior tutela o ai prezzi di riferimento “amministrati”.

  • Ridurre drasticamente la selva dei venditori di energia, disponendo regole più stringenti e obblighi di trasparenza, competenza e affidabilità sia per l’accesso, sia per l’esercizio di vendita degli operatori.

Se la liberalizzazione del mercato dell’energia viene realizzata per raggiungere una migliore efficienza e trasparenza tra domanda e offerta, eliminando le asimmetrie informative tra venditori e consumatori, si può davvero garantire l’interesse del cittadino. Viceversa se la liberalizzazione del mercato viene considerata come una spartizione a fini speculativi della torta derivante dallo sfruttamento di quasi 30 milioni di utenti, allora è meglio mantenere il vecchio mercato tutelato.

E. B. Diacons

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