Che a Parigi non si abbia ancora imboccato la strada maestra che conduce alla protezione del nostro pianeta è assolutamente vero, non è però un fallimento. L’accordo approvato dalla conferenza Onu sul clima è un parziale e forse solo potenziale successo. La definizione condivisa da tutti sul tetto da fissare per il riscaldamento globale (al disotto di 1,5 – 2 gradi centigradi), dopo che per tanti anni questa richiesta era stata scartata da tanti Paesi, può essere visto come un importante risultato. Su questo e su altri punti, il documento conclusivo sicuramente fa un passo importante.
Dopo questi negoziati non si arriverà comunque automaticamente alla riduzione del riscaldamento globale al di sotto dei gradi fissati , considerato le deboli promesse fatte da alcuni Governi, e conseguentemente la lealtà nell’esecuzione delle misure non sono scontate, anzi in alcuni casi c’è proprio da dubitare. Inoltre limitare il riscaldamento globale nei prossimi 85 anni di 1,5 – 2 gradi non eviterà di rendere meno abitabili molte aree del nostro pianeta, con conseguenze anche sull’agricoltura e sull’approvvigionamento alimentare. L’accordo non specifica date e percentuali da rispettare per ogni Paese e l’impegno è sicuramente vago quando si afferma che bisogna “raggiungere al più presto possibile il picco globale delle emissione di gas serra”, inoltre finché i Governi non si impegneranno a lasciare i combustibili fossili là dove sono, l’accordo sarà vano.
Ma allora quale è il lato positivo dell’accordo? Possiamo considerare reali due effetti non trascurabili, anche se hanno solo un impatto culturale e cioè: la consapevolezza di tutti i governanti che il problema del clima è una questione seria per tutti, e che direttamente o indirettamente coinvolgerà tutto il genere umano; che l’utilizzo dei combustibili fossili deve essere progressivamente ma drasticamente ridotto. Queste due consapevolezze porteranno comunque a prendere indirizzi positivi in gran parte dei Paesi con conseguenze anche importanti per quanto riguarda la rivitalizzazione delle le loro economie.